Dolce Aurora,
quando il mio primo giorno di rientro a Reggio ti ho trovata nella stanzetta dell’isolamento… non so perché ma ho subito sentito che il nostro sarebbe stato un rapporto “forte”… Aurora era il nome che avrei voluto dare a mia figlia ma che poi non le ho dato perché era sì il nome della mia dolce nonna ma lei era stata così sfortunata nella vita….
Mi hanno subito descritta con perizia di particolari la tua sfortunatissima e breve vita… la diagnosi di malattia neurometabolica, la necessità di una tracheotomia, il
posizionamento della PEG e la necessità di assisterti in ospedale per la mancanza di una struttura adeguata… ma cosa c’è di adeguato per un bambino che deve
morire??? E i tuoi genitori… non se la sono sentita , a casa c’era la tua sorellina maggiore avrebbe sofferto tanto nel vederti così, lei ti ha sempre immaginato un po’ diversa… e invece, gli occhi sbarrati nel vuoto con le ciglia lunghe e scure, la piccola bocca rossa lucidata dal miele rosato, quella gamba disarticolata così impressionante…
come impressionante e un po’ sinistra è la bambola che cade a terra con un tonfo sordo, rimanendo in attesa di una mano pietosa che la ricomponga in braccio alla bambina che ci stava giocando… e la tua aria così affaticata nonostante tu non abbia potuto mai fare purtroppo alcuna fatica… nemmeno quella di respirare, piccola Aurora…
Che cosa è questo ragno disegnato su un foglio bianco? Non è un ragno, dottoressa, mi ha detto un’infermiera… è un Sole… è il Sole che la sorellina di Aurora ha disegnato
per lei… un sole viola, dai sottili artigli allungati… o mio Dio… la tua sorellina non ti ha mai vista, Aurora, ma ti ha sentita fino in fondo… quello che succede qui dentro…
succede anche fuori… Aurora… e chi ci vuole bene… ci “sente” addosso sempre… Ti ho conosciuto per pochi giorni Aurora, pochissimi… ma come a volte accade a noi che facciamo questo mestiere curioso e meraviglioso… è toccato a me che fra tutti ero quella che ti aveva conosciuto per meno tempo di tutti, di starti accanto mentre ci lasciavi… avevi già tentato di farlo più volte… lanciando un urlo smorzato dalla cannula tracheale, avevi già tentato… ma noi non te lo permettevamo , dolce Aurora e i farmaci e il tubo e il massaggio cardiaco non te lo permettevano… ed ogni volta eri sempre più stanca…e il sole ai piedi del letto non ti illuminava più… quel Sole viola e gli artigli allungati si e’ spento ancor prima di sorgere.
Quel caldo pomeriggio di luglio, dolce Aurora, ti sei addormentata come una bambola nuova sul cuscino di un bimbo che sogna …