Parlare di sé non è molto facile e ho imparato a parlare poco di me e dei miei problemi. Alle persone non interessano i tuoi problemi, interessano solo i loro.

L’impressione che do alle persone, almeno da quanto mi dicono, è quella di una persona molto decisa, dura, poco timida e sicura di sé…. Mai verità fu così lontana. In realtà sono proprio l’opposto, ma visto che da 16 anni lavoro in aziende metalmeccaniche, per poter sopravvivere in un ambiente puramente maschile, ho imparato ad alzare una barriera e mettere su una scorza dura.

In realtà sono molto insicura e timida. Mi sento perennemente colpevole e giudicata, ho sempre l’impressione che tutti ce l’abbiano con come per qualche cosa e che non sono simpatica a nessuno. Ho tanti problemi psicologici e pensandoci bene li ho da sempre, mi ricordo che già alle elementari e medie mi sentivo così.

Siamo 4 figli ed io la più piccola. I miei genitori sono stati ottimi genitori, ma nessuno è nato con la guida su come fare il genitore. Mi ricordo che fin da piccola i miei genitori ci facevano mangiare tutto nel piatto dicendo che i bambini poveri non avevano soldi e morivano di fame… e quindi mi rendevo conto di essere fortunata al loro confronto e mangiavo tutto e non lasciavo niente nel piatto. Sono quindi cresciuta, come molti, cicciottella. Non ero obesa, ma alle medie mi ricordo che ero sovrappeso e poi mia mamma mi vestiva con lunghe gonne (mia nonna mi prendeva in giro e diceva che vestivo “alla Marianna”). Probabilmente mia mamma mi vestiva così perché fin da quando avevo 8 anni, avevo una scoliosi grave che mi ha portato a usare un busto “Boston” per 23 ore al giorno per diversi anni. Mio padre si rifiutò di farmi operare alla schiena e quindi dovetti usare il busto. Quindi immagino mamma sperasse di rendermi più carina con certi vestiti, magari che nascondevano un po’ il busto, nonostante sembrassi un mostro per gli altri bambini. Ovviamente i bambini sono cattivi ed ero presa in giro dai miei compagni, messa da parte e relegata a stare con i “reietti” non certo con i “popolari” della scuola.

Con gli anni ho perso un po’ di peso ma mi sono sempre sentita brutta e da tenere a disparte e non degna di far parte dell’élite delle persone che valevano e man mano mi sentivo anche ignorante rispetto agli altri. Poi certo non ha aiutato la mia vita. Sono nata in Giappone da padre italiano e madre inglese, ho vissuto in America, Italia e Svizzera. Ho cambiato vita, lingua, amicizie, scuola, modi di vivere… tutto. E quindi già con le mie difficoltà, ho fatto ancora più fatica a fare amicizie e tenere legami. È impossibile tenere delle amicizie durature quando salti da un continente a un altro. E questo non ha fatto che rendermi ancora più insicura.

Ogni volta che succede qualcosa passo ore e ore a cercare di capire se ho sbagliato io e dove ho sbagliato, perché non riesco a legare con le persone. Alla fine succede sempre che litigo con le persone e chiudo il rapporti. Tutto quello che mi succede mi pesa come un macigno, come per esempio scoprire a 3 mesi dal matrimonio che il mio fidanzato di allora mi tradiva. Vivevo per lui ed ero talmente sottomessa che mi diceva anche come vestire quando uscivamo. Quando l’ho scoperto il mio mondo è crollato, ma grazie all’esempio di matrimonio dei miei genitori (che sia amano ancora dopo tanti anni e basano il matrimonio su stima, fiducia e dialogo), ho trovato la forza di lasciarlo e cercare di prendere la mia vita in mano. La botta però mi ha portato ad iniziare a mangiare un po’ di più di quel che avrei dovuto, e oltre ai miei problemi emotivi e di peso il mio corpo ha avuto uno scompenso ormonale portandomi a prendere l’ormone tiroideo per una tiroidite e poi un’infiammazione in corso che nessun medico capiva da cosa era causata… mi fece prendere cortisone ogni giorno per 3 anni. Tutto questo mi ha portato ad essere gravemente obesa a meno di 30 anni.

Questo periodo della mia vita è stato difficilissimo e oltre ai problemi emotivi e di salute anche mio padre nel 1999 ha avuto una emorragia cerebrale (la prima di una lunga serie). E’ stato per mesi in ospedale e per tutti noi è stato uno dei momenti più difficili della nostra vita. Io allora abitavo in America, vicino a una delle mie sorelle, ma decisi di rientrare in Italia per stare vicino ai miei genitori. Io con i miei genitori ho sempre avuto un bel rapporto e ho sempre stimato sia mia madre che mio padre. Mio padre era un direttore Fiat e un uomo che lavorando tanto e sacrificando anche la famiglia ha cercato di darci quello che lui non aveva avuto da piccolo. Mia mamma invece quando ha conosciuto mio padre, ha lasciato l’Inghilterra per seguirlo in giro per il mondo. È una donna estremamente intelligente ma ha scelto di smettere di lavorare per stare dietro a noi 4 figli. Loro ci sono sempre stati per noi, per me. Ora era il mio momento di stare con loro, ed aiutarli come potevo, anche solo con la mia presenza. Ecco perché sono rientrata dagli USA. Credo che il momento scatenante è stato quando mio padre, in piena emorragia nel letto d’ospedale, mi chiese di ucciderlo…. Non ho mai detto parolacce ai miei genitori, ma quella volta ne ho dette tante a mio padre. Gli ho parlato in modo freddo nell’orecchio dicendo che lui si sarebbe alzato, avrebbe camminato e sarebbe venuto alla mia laurea, che non me ne fregava un *** di quello che mi aveva appena chiesto, perché lui si sarebbe rialzato. È stata la cosa più difficile che ho fatto, parlare in quel modo a mio padre, al quale ho sempre portato tanto rispetto, ma dovevo scuoterlo non poteva mollare!

Ho cercato di essere forte per i miei genitori, così mia mamma si poteva sentire più tranquilla e non dover pensare anche a me e forse perché ho tenuto tutto dentro, in quello stesso momento mi è venuta in testa una zona di capelli grigi. Ora ogni volta che vedo la ricrescita penso a quel periodo, quasi irreale. Facevo tutto come un’autonoma. L’unica tra i figli alla quale mia madre lasciava stare 1 notte in ospedale ero io. Almeno una notte poteva andare a dormire a casa e farsi una doccia invece che dormire per terra in ospedale vicino a mio papà dove stava 24 ore al giorno.

Questo periodo della mia vita è stato decisamente complicato e stavo talmente male che l’unico modo che ho pensato per affrontare i problemi e le delusioni era quello di cercare di focalizzarmi sulle cose importanti. La mia famiglia. Quindi, visto anche che le mie scelte sentimentali fino a quel momento non erano state particolarmente brillanti e mi avevano portato molta tristezza, decisi di mettere da parte la vita sentimentale e smettere di cercare l’anima gemella. Seppur il mio desiderio più grande era di diventare mamma e fare la casalinga come mia mamma (magari girando per il mondo), decisi che non avrei più cercato un compagno. Non era il momento, anche perché si sa se sei alla ricerca non arriva mai. È proprio così, il momento che smisi di cercare conobbi quello che ora è mio marito. Ci siamo conosciuti e presentati come amici, non ci interessava altro e quindi lui mi conobbe per come sono in realtà, con tutti i miei problemi e con tutte le mie paturnie.

Quando ci siamo conosciuti io fumavo e lui no. Per lo stress lavorativo e non ero arrivata a fumare quasi 2 pacchetti al giorno e fumavo da 15 anni. Lui era molto preoccupato e nonostante non fumassi in casa per rispetto nei suoi confronti, quando ci siamo sposati del 2002 decisi di smettere di fumare in viaggio di nozze. Era il regalo migliore che gli potessi fare e l’ho fatto solo per lui, io avrei ben continuato, ma volevo dimostrargli quanto lo ringraziavo perché mi amava per come ero: obesa e piena di problemi. Mia mamma me lo ripeteva che ero fortunata di aver trovato qualcuno che mi volesse nonostante avessi tutto quel peso.

Mio marito era normopeso, anzi quando lo conobbi era una acciuga bagnata di 65kg per 1.71 mentre io ero 115 kg per 1.73. Mi sentivo l’elefante con il topo… la sua guardia del corpo. Ma lui non mi ha mai fatto sentire così, anzi mi ha sempre fatto sentire bella ed ha cercato di aiutarmi a farmi sentire bene con me stessa, nella mia pelle. Certo, non eravamo i nostri ideali, ma entrambi stavamo bene con l’altro e ci sentivamo a nostro agio comportandoci come volevamo e senza sentirci giudicati. Dopo che smisi di fumare, grazie anche al cortisone, il peso si alzò ancora ed arrivai a pesare 130 kg e il ciclo iniziò a saltare. Nonostante odiavo andare dal medico, perché ti analizzano, ti fanno svestire e ti mettono a nudo, decisi di capire cosa stava succedendo. Prima o poi avrei voluto avere dei figli e se non veniva più il ciclo, nonostante usassi anche la pillola, c’era un problema. Andai da un endocrinologo e mi disse che se non volevo morire di infarto o altro avrei dovuto fare un intervento bariatrico. Mi parlò di una sleeve o bypass e mi spaventò molto. Sembrava un intervento molto invasivo e avevo paura sia dell’intervento che della vita che avrei avuto dopo.

Allora lasciai stare e non chiamai più quel medico. Nel frattempo però avevo capito che così non andava e che avrei dovuto fare qualche cosa se volevo un giorno avere un figlio e potergli correre dietro. Il ciclo era instabile, il mio umore peggio, avevo sempre caldo e sudavo l’impossibile. Iniziavo a diventare rossa in faccia e sudavo appena qualcuno in ufficio mi parlava. Era una situazione assurda, non riuscivo più a sopportarla e capivo che mi stavo chiudendo sempre più in me stessa e mi allontanavo da tutti. Gli unici che tenevo vicini e che mi capivano erano i miei genitori (con i quali mi sono legata ancora di più) e fortunatamente con mio marito che mi stava sempre vicino e mi spronava.

Decisi allora di informarmi. Con internet puoi avere il mondo in mano e non avrei dovuto sentire alcun giudizio che mi avrebbe messo in crisi. Girando su internet trovai un forum che si chiamava “Amici Obesi”. Era un forum fatto di persone come me, con tutti i problemi che avevo io e lessi tanto. Leggevo le esperienze, i problemi, i vari interventi bariatrici che le persone avevano fatto e, finalmente, dopo 2 anni di lettura decisi di scrivere anche io. Molti mi consigliarono di andare a parlare con un medico che operava a Mortara (PV) e che faceva un intervento meno invasivo, il bendaggio gastrico (lap band). Ho letto tanto sul bendaggio e quando presi appuntamento sono partita da Torino con mio marito, convinta. Sapevo che dovevo trovare una soluzione e soprattutto ero stufa di sudare e diventare rossa per qualsiasi cosa. Dovevo trovare una soluzione al peso che avevo e che non riuscivo a tirare giù. Il mio BMI era più di 43 ed avevo una obesità di III classe. Le diete le avevo provate ma non funzionavano nonostante fossi andata anche dal dietologo e invece le soluzioni miracolose come l’Herbalife mi avevano solo ingrossato il fegato. Il medico mi disse che potevo essere operata e sperava di poterlo fare in laparoscopia nonostante il fegato ingrossato. Ero decisa, non potevo andare avanti così e nonostante la paura, nel gennaio del 2006 mi operai e misi il bendaggio gastrico. Mio marito si dimostrò un angelo e mi aiutò moltissimo in tutto il percorso e nei momenti difficili (vomito, mal di stomaco, etc…) e soprattutto mangiò le stesse cose a tavola con me. In questo modo non avrei sentito la voglia di mangiare altro. Lui comunque con il matrimonio aveva preso peso e quindi mi disse che anche se mangiava meno e dimagriva un poco non gli avrebbe certo fatto male.

Nel 2009 dopo aver perso quasi 35kg lavorando tanto con il bendaggio e cercando di “ascoltare” il mio corpo, stetti molto male in aereo. Mentre stavamo rientrando da un viaggio stavo quasi collassando durante l’atterraggio. Andai a farmi controllare da un medico di Torino (Dr. S. M.) che esaminando il bendaggio mi disse che era stato posizionato male troppo in alto e non era stato bloccato. Mi disse che lo avrebbe tolto d’urgenza e al risveglio scoprii che non poteva rimettere un altro bendaggio in quanto quello vecchio aveva anche creato un cercine attorno l’esofago e che l’esofago era a rischio rottura.

Ero distrutta. Avevo lavorato tanto con il bendaggio, avevo creduto tanto a quel medico e scoprire che avevo scelto di fare un intervento meno invasivo, mi aveva comunque messo a rischio mi spaventò molto. Inoltre, ora mi sentivo nuda, senza aiuto. Iniziai a riprendere peso e quindi parlai con la mia famiglia ma loro avevano paura di un altro intervento (il bendaggio era fuori discussione) e quindi mi convinsero a provare con il BIB (il palloncino gastrico). Ma il mio problema non era mangiare grosse quantità visto che arrivavo da un bendaggio (quindi piccole quantità) e così presi tutto il mio coraggio e con l’appoggio dei miei e di mio marito, dopo aver tolto il palloncino, nel Maggio del 2011 decisi di fare l’intervento invasivo, quello di cui avevo avuto tanta paura anni prima. Parlando con il Dr. S.M. mi disse che il mio problema era che assorbivo tutto, quindi si doveva pensare a un intervento malassorbitivo come il bypass. Mi disse che visti i miei problemi passati preferiva operarmi con un altro medico suo conoscente che era specializzato nel mini bypass gastrico. Fortunatamente avevo una assicurazione a coprire l’intervento e quindi venni operata dal Dr. S.M. e da un suo collaboratore.

Ora peso 70 kg e il mio BMI è poco più di 23. Sono un normopeso. Ma il problema è che sono e sarò sempre una obesa in testa. Non mi vedo come sono, esattamente come non mi vedevo obesa quando lo ero. L’unico momento che mi vedo veramente per come sono è quando mi fanno una foto o mi vedo in un video. E’ uno shock perché la percezione che ho di me è diversa. Inoltre, tutti i miei problemi di autostima, inferiorità, etc… sono rimasti, anche se sia mio marito che i miei mi sono stati molto vicini e hanno cercato di aiutarmi nel percorso di dimagrimento.

Nel frattempo mio papà ha avuto (fin ad oggi) 14 emorragie cerebrali conosciute, poi i medici dicono che ha il cervello come il cielo stellato. Se non ricordo male gli hanno fatto 3 estreme unzioni ed è ospedalizzato a casa, paralizzato nel letto e con una PEG nello stomaco per mangiare e bere e prendere le medicine. Il problema peggiore è che la mente è perfettamente lucida ma ha perso anche la parola. Le ultime 3 emorragie hanno mandato il sangue nel cervelletto e lui non riesce più a parlare.

Ma come se non bastasse 3 anni fa mio marito è stato operato al cervello d’urgenza in quanto gli hanno diagnosticato 2 malattie rare: la Arnold Chiari e siringomielia. Speravamo in una ripresa, ma in realtà penso che l’intervento non sia servito in quanto sta peggiorando. Ovviamente era da provare, ammetto che ci speravo molto. Quindi ora mio marito ha molte difficoltà e fino a quando sta in casa riesce a muoversi e girarsi ma fa molta fatica a uscire anche solo a fare una passeggiata.

Questa è stata un’altra botta. Nel pieno della nostra vita nel momento che uno può imparare a godersi la vita a 40 anni si trova le speranze stroncate. Posso solo mettermi al suo posto e immaginare come può sentirsi. Chiaramente con il tempo ha perso il lavoro che amava di più e i figli non sono mai arrivati. Quindi invece che fare la casalinga e la mamma come avrei voluto mi trovo a lavorare e cercare di spingere per dimostrare che sono brava e quindi guadagnare di più.

Una mia collega che sapeva di tutti i miei problemi e vicissitudini mi disse un giorno che mi stimava perché non facevo vedere i miei problemi e che lei al suo posto sarebbe riuscita a reagire. Io in realtà le ho risposto che tanto non ho scelte. Anche se mi buttassi fuori dalla finestra non cambierebbe nulla… i problemi rimangono non si risolvono magicamente da soli. Nel frattempo ho preso un cane per coccolare nei momenti di bisogno e per sopperire alla necessità di mamma che ho. Ho pensato di adottare, ma sinceramente visti i problemi di mio marito e il suo peggioramento non me la sono sentita. Se lui dovesse peggiorare tanto non riuscirei a stare dietro a un figlio ho già lui da aiutare.

Pensando mi rendo conto che negli anni ho creato un sistema di protezione, sono quasi diventata anestetizzata. Quello che so è che devo aiutare le persone che hanno aiutato me a vivere meglio possibile nonostante le situazioni e condizioni. I miei problemi vengono dopo e anche le mie necessità. Certo, mi piacerebbe scappare da tutti i problemi ma non è la soluzione giusta. Mi sentirei colpevole a vita sapendo che non sto aiutando anche solo con la mia presenza.

E quindi eccomi qui. Non so se sbaglio a cercare di anestetizzarmi e mettere da parte le mie necessità e speranze, ma è l’unico modo che ho trovato per tirare uno schiaffo alla vita e a tutte le difficoltà che mi ha portato per aiutare le persone che amo e che mi sono state vicine quando io avevo bisogno. Ogni tanto mi piacerebbe appoggiarmi a una spalla amica, a una persona alla quale posso mostrarmi con tutte le mie insicurezze e paure, con la quale posso ridere e scherzare e cercare di rendere questa vita un po’ meno pesante e difficile, ma ahimè già faccio difficoltà a fare amicizia e in più le poche persone che pensavo amiche, che io ho aiutato, nel momento del bisogno sono scomparse lasciandomi sola con i miei problemi. E quindi ho preso la decisione di tagliare i rami secchi. Con tutti i pensieri che ho ci manca ancora che tengo delle persone false vicino a me tanto per… Non è quello di cui ho bisogno. Chissà se nel futuro riuscirò mai a trovare un’amica, una persona esterna a tutto alla quale potrò appoggiarmi anch’io nel momento di bisogno anche solo per riposarmi dai pensieri e paturnie che mi attanagliano.