E’ freddo e buio, l’autostrada corre veloce sotto le mie due ruote, la mia ragazza si cinge a me e probabilmente anche lei sta ripensando alla giornata appena trascorsa al motoraduno….poi d’improvviso una borsa da viaggio si apre e ci fermiamo nella corsia di emergenza. Mi accosto, scendo dalla moto, alzo lo sguardo e….Cosa fa questo qua????!!!!
Una macchina perde la traiettoria e come in un palla di biliardo ci travolge. Sono attimi concitati ma la mia mente rimane lucido, anzi lucidissimo. La mia ragazza è stata sbalzata molto lontana da me, nel buio la intravvedo stesa a terra, la chiamo, le chiedo “fatto niente?””No tutto ok e tu?””Io qualcosa si….”
Con tutte le mie forze tento di spostarmi dal ciglio della strada, ma soprattutto realizzo che la mia gamba sinistra non c’è più….nell’impatto è stata sbalzata 20 metri da me…i miei pensieri sono veloci e chiari, come chiaro è cosa fare…mi tolgo la cintura e cingo forte quel che resta della mia gamba perché il sangue scorre e sò che potrei morire dissanguato…tento di dare indicazioni alla mia ragazza su chi chiamare…poi piano piano alcune macchine si fermano e i soccorsi vengono allertati.
Arrivo all’ospedale Rizzoli di Bologna e subito entro in sala operatoria.
Da qui inizia un periodo di circa 2 mesi nel corso dei quali sono stato in una clinica privata per effettuare la terapia iperbarica, la riabilitazione al ginocchio, ma nonostante l’attenzione alla prevenzione dell’infezione al moncone, questa si è presentata e ho subito un secondo intervento di amputazione, questa volta sopra il ginocchio. Se prima di allora mi ero sempre sentito pronto ad affrontare tutto quanto stava accadendo, quest’ulteriore scalino che la vita mi presentava mi ha fatto sentire più fragile perché non sapevo quanto avrebbero tagliato, tantomeno i tempi che la situazione dettava, non potevano essere decisi da me. Ecco, forse questo è stato il momento nel quale ho forse realizzato che qualcosa era veramente cambiato e la rabbia, non la paura, si è palesata. Ma poi la fortuna di avere persone attorno a me e il pensiero del lavoro, la responsabilità e la passione di cui mi sono sempre nutrito, hanno nuovamente riacceso la mia spinta vitale.
Il percorso di riabilitazione ha ripreso il cammino e dopo circa 3 settimane trascorse in una clinica estetica alla fine di gennaio sono ritornato a casa.
Adesso ero fuori dalla mia zona confort.
Tutti i pensieri, progetti e aspettative che nei mesi avevano albergato in me adesso potevano emergere, ma non potevo aver previsto tutto, o meglio, non avevo previsto il dolore dell’arto fantasma, un dolore che non sapevo che si sarebbe potuto manifestare perché nessuno dei sanitari me ne aveva parlato, tanto che inizialmente ho pensato di essere diventato matto …come faceva a farmi male una cosa che non c’era più….poi piano piano lo scoraggiamento ha lasciato il posto ad una nuova vitalità.
Nel mese di maggio inizia la vera rinascita, il Centro Protesi di Budrio.
Il centro è un posto speciale dove crei e plasmi relazioni e amicizie con persone che, come te, hanno perso una parte del corpo ma a volte anche molto altro…la voglia di vivere….e tutt’intorno, come in un alveare, meccanici, fisioterapisti, medici, ingegneri si adoperano perché tu possa recuperare quella funzione e come spesse volte accade, alcuni di loro ci mettono il cuore e l’empatia, altri rimangono più distanti.
Con il tempo mi addentro nel mondo delle protesi, quella provvisoria, quella meccanica, quella elettronica e devo dire che questo aspetto mi incuriosisce anche perché il mio mestiere è il torniatore meccanico.
Sono stato sempre un appassionato di auto e moto e nonostante questa mia nuova condizione non l’ho mai abbandonata, anzi un pensiero costante era come riuscire a cavalcare ancora le due ruote.
Con quest’obiettivo avevo modificato un sidecar e una vecchia moto della polizia americana anche se ben conscio che non avevo la patente in regola e per poterle guidare occorreva una patente AsBs.
As?! Ma As non esiste!!! Ma la Commissione Patenti non mi chiedono indietro la vecchia e quindi io “faccio un po’ il birichino” perché separarmi da quel pezzo di carta era come separarmi da un altro pezzo di me… passa del tempo e i solleciti della Motorizzazione arrivano…
Un grande incontro della mia vita è Franco F., un Super meccanico del Centro Protesi di Budrio e parla, parla, parla….vengono fuori le Ocarine. Cosa sono le ocarine? Le ocarine sono dei fischietti e Franco ne ha una mega collezione ma non riesce a maiolicarle. Maiolicarne alcune? Chi meglio di un faentino può trovare un aggancio e poi la mia vicina fà la ceramista, niente di più facile!! Non ci crederete ma da lì, da una banale ocarina, il nostro rapporto e soprattutto la mia vita ha ancora una volta preso un’altra direzione e questa che segue è la storia nella storia..
Il Presidente della Ducati si reca in Giappone per ritirare un premio e li conosce un giapponese, una persona importante, che conosce bene Bologna e i suoi dintorni, in quanto amante delle ocarine, uno strumento musicale a fiato di cui Budrio ne è il paese natale.
Si sà che la curiosità è femmina e la moglie del Presidente della Ducati, che aveva assistito alla conversazione sulle ocarine, al suo rientro in Italia va alla ricerca di ulteriori dettagli sul particolare strumento e le sue origini. Da qui al contatto con Franco è immediato in quanto lui è uno dei maggiori collezionisti di ocarine e quindi lo vanno a conoscere e in quell’occasione Franco pensa me e gli dice “ho un paziente abbastanza matto, un grande appassionato di moto ma in realtà non può guidare, o meglio guida ma non ha la patente, o meglio guida ma la Motorizzazione non prevede la patente As…La legge non consente agli amputati di guidare la moto…” e il presidente della Ducati gli dice “mandalo da me quando vuole che gli facciamo la moto”
Stupore, vergogna, e chissà cos’altro affolla la mia mente al pensiero di questo invito, non avrei mai pensato di trovarmi al centro di un ciclone ma la posta in gioco è alta e io mi butto a capo fitto nella nuova sfida.
Responsabile Omologatore dei prototipi Ducati (testa dura più di me), Progettista, Federazione Motociclistica, Ministero dei Trasporti, Centro Protesi, prove in pista con prototipi e una legge che non c’era in 2 anni si realizza. Il mio sogno si stava concretizzando ma come nelle più belle favole non subito tutto è facile, adesso questa patente era da riuscire a prendere.
Sono stati mesi densi di emozioni dove occorreva anche un’importante preparazione fisica in quanto la commissione patente richiedeva la posizione Trendellemburg, ovvero riuscire a stare sulla gamba con la protesi in stazione eretta per un determinato tempo, cosa facile a dirsi ma non a farsi. Alcune persone che incontri nel cammino a volte fanno la differenza e la mia fisioterapista per me l’ ha fatta, le sere trascorse a provare e riprovare mi hanno fortificato non solo nel corpo.
Primo step Commisione Patente: superato!
Secondo Step: prova su strada
Quel giorno percepivo molto chiaramente il supporto di tutti ma al contempo sentivo sulle spalle una grande responsabilità…un mix di emozioni mi pervadevano e mi affollavano la mente che occorreva assolutamente mantenere lucida.
“Sappi che se cadi sei bocciato” “ E poi anche se prendi la patente non è detto che il Sistema preveda la stampa della patente” “La prova durerà 45 minuti al contrario dei 15 previsti per i normodotati” queste le poche frasi del Commissario Patenti.
Ma la prova, forse una delle Prove più grandi della mia vita, l’ho superata e il successo, non solo mio ma di tutte le persone che come me avevano qualcosa di meno adesso avevano qualcosa di più!! Ero il primo amputato ad avere la patente della moto!!!
Da qui in poi la mia vita ha ulteriormente virato, e il mio percorso di vita, non di malattia, è diventato un modello per altre persone. Io non ho mai vissuto la “limitazione”, “se ragioni come impedimento non ti dai da fare” ma soprattutto “di vita ne hai una sola e quindi ho imparato a fare le stesse in modo diverso”, “e poi ho avuto nuove opportunità, ad esempio conoscere voi oggi non mi sarebbe mai accaduto se non mi mancava una gamba!”
Quale messaggio dare agli studenti infermieri?
Curare il lato umano, dare e avere è una legge della vita e se una persona può dare 10 e la stimoli bene, alla fine può venire fuori che da 11!!