Giovedì 28 Ottobre H 16:50 arrivo affannata alla stazione sotterranea di Bologna centrale. Lo zaino pesa, ma forse più che lo zaino è il computer che ho deciso di portarmi a Roma in modo da poter sfruttare questi giorni di stacco e relax per riordinare un po’ di impegni, foto, idee. 

Parto; ma non so se realizzo consapevolmente il fine ultimo di questi miei continui spostamenti; tra qualche giorno sarò di nuovo qui in stazione, con lo stesso peso del computer, ma forse più leggera d’animo?

Vado a trovare i miei genitori un week end si e uno no. Non era così prima del 30 Gennaio, giorno in cui, mentre festeggiavamo i tre anni insieme con Giovanni, siamo partiti nel cuore della notte perché mio padre era stato ricoverato in pronto soccorso per il suo secondo ictus. C’era il covid, c’era stanchezza, paura, disorganizzazione, freddo, c’era che non doveva succedergli niente, c’era che sarei stata lì fuori tutta la notte per dirgli al telefono che ero lì dietro quelle porte.

3 lunghissimi giorni di barella poi 7 di clinica specializzata, poi ore, giorni e mesi in cui provi a fermarti, a pensare, ma in realtà hai stabilito che da quel 30 gennaio non ti sfuggirà  più niente.

Organizzi le visite, inventi delle sveglie personalizzate cantate per fare in modo che ricordi di prendere le pasticche, fai in modo che le giornate insieme siano all’insegna del buon umore e dell’allegria, ma anche del controllo, e che tutto sia il più salutare e sicuro per lui. Poi riparti.

Venerdì 29 Ottobre h 10:30 c’è il sole, è una splendida mattina, noi andiamo dal dentista (incredibile che tu abbia preso questa coraggiosissima scelta da solo).

Suoniamo il citofono, la segretaria ci accoglie, tra le varie firme e consensi ci domanda se sono tua nipote.

Il dentista ci fa accomodare nella sua stanza vestito come da marziano con una tuta anti-covid, ha la tua età ed è sordo come una campana (almeno quanto te). Gentile mi permette di assistere alla visita e quando ti spedisce con l’assistente a fare la tac nell’altra stanza mi osserva e afferma: “Mia figlia non mi avrebbe mai accompagnato!” “ Pensi, ci vengo da Bologna!” lui:”Beh perché lei è molto affettuosa, mia figlia è presissima dal suo lavoro, non potrei mai chiederle niente, anzi, è lei che ancora chiede a me!” “Probabilmente perché lei non ha ancora bisogno di chiedere niente e, ad ogni modo,  mi auguro che non ce l’abbia mai” lui “ no no, a me non piace dipendere dagli altri!”.

Ho un’improvvisa voglia di essere cattiva e di chiederglielo se secondo lui a mio padre invece piace farsi trattare come un disabile, se gli piace non riuscire a parlare bene, non avere denti, non mangiare bene, non sentirci e non poter rispondere come si deve ad un dentista pallone gonfiato.

Ce ne andiamo e io ci penso a come sarebbe essere la figlia del realizzatissimo e sveglissimo 70enne dentista pallone gonfiato; e mi viene in mente una vita data per scontato, tanti gesti e tanti affetti dati per scontati, perché avere l’occasione di fare le cose insieme, di farle a volte al tuo posto, per te, non ha prezzo e mi regala un amore sconfinato che è quello che tu hai dato a me e in questo modo posso contraccambiare. 

H 22:30 vado via e lascio LEI

 Abbiamo cucinato, abbiamo mangiato, abbiamo scaricato programmi per il tuo nuovo computer, abbiamo preso il caffè e passeggiato, ora ci rilassiamo e guardiamo un po’ di tv con gli altri membri della famiglia che prontissimi ci circondano per richiedere la loro sacrosanta dose di attenzioni.

A volte sembrano invisibili ma le loro azioni quotidiane di aiuto e di sostegno non lo sono affatto  e giorno dopo giorno costruiscono la casa accogliente in cui tu vivi. Mia mamma dovrebbe poter avere il diritto di non essere invisibile: ma se questo diritto non ha il tempo di essere goduto? Se tutto quel dare ed essere invisibile le abbia fatto venir voglia di ricevere e aver bisogno? E all’improvviso io potrei essere lei .

CHI LO AIUTA CHI AIUTA? Io, che sono qui, e voglio crederci che stare vicino a mio padre non sia un limite per tutto il resto;  io,che sono qui, ed ho imparato ad ascoltare chi si prende cura per prendermi cura anche io a mia volta.

CHI LO AIUTA CHI AIUTA?