Marzo 2019
Mia zia Teresa è una signora di 88 anni che vive da sola in quanto non ha avuto figli ed
è vedova da molti anni, i parenti più vicini siamo io e mio fratello, nonostante l’età è
una signora molto vitale e indipendente con diverse amiche molto presenti nella sua
vita. Teresa soffre di una maculopatia severa che negli anni le ha abbassato il visus, in
modo importante ed è in trattamento farmacologico per un’ipertensione arteriosa e
diverticolite abbastanza compensata con la terapia e una dieta alimentare appropriata.
Il giorno 8 marzo mia zia esce con le sue amiche per festeggiare la Festa della Donna,
purtroppo cade e si frattura il femore destro, viene ricoverata all’ospedale S. Maria
Nuova di Reggio Emilia, presso il reparto di ortopedia e in seguito viene operata.
L’intervento che il decorso post-operatorio procedono senza particolari problemi,
nonostante la zia nei primi due giorni successivi all’operazione, si mostra molto stanca
e sempre assonnata, il medico mi spiega che molto probabilmente è dovuto all’
anestesia e alla terapia antalgica, per questo motivo decide di sospenderla, inoltre mi
informa che è importante stimolarla per farla recuperare prima.
La zia recupera completamente e dopo una settimana viene dimessa per proseguire il
percorso riabilitativo all’ospedale di Correggio.
Ricordo che durante la sua breve permanenza in reparto tutto il personale è stato
disponibile e gentile con lei, anche quando non era troppo collaborativa, soprattutto
ricordo un‘attenzione da parte del medico ad informarmi e a spiegarmi tutte le scelte.
La zia viene trasferita al reparto di riabilitazione funzionale dell’apparato locomotore
di Correggio, dove resterà per tre settimane.
Al nostro arrivo troviamo la zia già sistemata a letto in una camera confortevole, il
personale che ci accoglie, ci informa degli orari che scandiscano tutte le attività di
routine e ci lasciano un opuscolo informativo con i recapiti telefonici, per contattarli in
caso di necessità.
In quella stessa giornata si presenta il medico curante che è una dottoressa
gentilissima, ci spiega che la zia seguirà programma riabilitativo, inoltre si informa
subito della sua situazione prima del ricovero, mi chiede con chi vive e se ci sono altri

familiari di riferimento. Comprendendo la necessità di attivare una dimissione protetta
mi indirizza dall’infermiere case manager presente nel reparto per incominciare a
pensare, una volta dimessa, tutte le possibili soluzioni per garantire la sua sicurezza e
favorire la guarigione.
In quella giornata si avvicendano molte figure sanitarie che si occuperanno di lei
durante il ricovero, arriva la dietista che le prescrive una dieta priva di scorie sia per la
diverticolite, ma anche perché mia zia presente dissenteria, probabilmente dovuta
dalla terapia antibiotica e antiinfiammatoria che deve assumere, problema che durerà
per diverso tempo, la cosa che mi colpisce è l’attenzione mostrata nei confronti di mia
zia, informandola, su che tipo di dieta dovrà seguire, e quali tra i cibi permessi. Arriva
l’infermiere di turno, anche lui si presenta e nello svolgere tutte le attività necessarie
per il ricovero, si mostra molto gentile e ricorda ancora sia alla zia che a noi gli orari dei
pasti, quelli di visita, la zia sembra più serena e comprende benissimo che si dovrà
impegnare e collaborare con la fisioterapista se vuole recuperare la cosa a cui tiene
maggiormente la sua autonomia.

Le settimane trascorrono velocemente, io mi divido tra casa lavoro e andare a
Correggio da mia zia, cerco di capire cosa fare una volta dimessa. Per me la situazione
è chiara nonostante la zia stia recuperando, stupendo non solo noi, ma anche il
fisioterapista e la dottoressa che la segue, capisco che non può rientrare a casa sua e
vivere da sola, almeno per il momento, per quanto ogni giorno stia riprendendo le
forze e la capacità di muoversi aiutandosi con ausili è troppo presto per lei rientrare
nel suo appartamento da sola.
La zia abita in un appartamento al secondo piano, senza ascensore, inoltre è piccolo e
in alcune stanze come il cucinotto, muoversi con il girello è molto difficile, per gli spazi
molto angusti. Considerato questo devo tener presente di non demotivare mia zia e
capire tutti insieme qual è il percorso migliore per lei e sostenibile per noi.
Parlo con il case manager per capire cosa succederà quando la zia sarà dimessa, dopo
avermi spiegato che essendo di Reggio-Emilia, dovrà essere seguita dall’assistente
sociale di riferimento del quartiere dove abita e di non preoccuparmi perché lui l’ha
già contattata spiegando la nostra situazione, mi da tutti i recapiti per prendere
direttamente un appuntamento con lei.
Dopo alcuni giorni, vado all’appuntamento con la l’assistente sociale e mi illustra
diverse soluzioni con mia zia a casa con un’assistenza di base di supporto, oppure come
ospite in una residenza per anziani.
Quando torno a casa ne parlo prima con mio fratello per capire cosa ne pensa e
condividere con lui una possibile scelta, senza un grande successo, anche se capisco
che la persona più importante è mia zia , quindi vado da lei e le propongo le due
possibili soluzioni a casa con un assistente familiare e un OSS per le sue necessità e noi
presente nel fine settimana, oppure un ricovero in una casa per anziani dove tutti i
giorni può continuare la fisioterapia, direttamente in struttura, almeno per un mese e
poi valutare un suo eventuale rientro a casa sua in sicurezza.
Dopo una discussione con mia zia e mio fratello si decide per la struttura, la scelta cade
su una struttura privata a Quattro Castella, in quanto mia zia già la conosce essendoci
ricoverata una sua parente.
Le tre settimane finiscono e noi organizziamo tutto per il trasferimento della zia in
struttura, dove continuerà a seguire un programma di riabilitazione.
Io e mio fratello andiamo da lei tutti i fine settimana, quando siamo liberi dal lavoro,
perché abitando a Modena non è sicuramente comoda.

La zia, durante la sua permanenza, conosce diversi ospiti della struttura e familiarizza
con il personale, man mano il tempo passa diventa sempre più autonoma e
insofferente al ricovero, per fortuna trascorso il mese rientra a casa sua con grande
soddisfazione di tutti.
Decidiamo insieme a lei, per quanto sia migliorata, di prendere un ‘assistente familiare
alla mattina che l’aiuti nelle faccende domestiche.
Con il tempo la zia diventa sempre più sicura ed autonoma e gradualmente riduciamo
la presenza dell’assistente familiare, fino ad arrivare a una volta alla settimana solo per
le pulizie.
La zia ritorna alla sua vita, anche se si muove sempre con l’aiuto del bastone o per le
distanze maggiori con il girello, riprendendo a frequentare le sue amicizie, che
purtroppo durante la degenza a Correggio e alla struttura di Quattro Castella si erano
un po’ perse.
La zia trascorre tutto il periodo fino ad arrivare a febbraio 2020 per così dire
serenamente, poi il Covid ha cambiato tutto.
La zia, durante il primo lockdown, si è trovata isolata e questo per lei è stata una
grande sofferenza, nonostante la chiamassimo tutti i giorni, chiaramente non poteva
vedere le sue amiche. Più passa il tempo questa chiusura in casa le cambia il
carattere diventando sempre più sospettosa, soprattutto verso un suo vicino di casa,
unica persona che, in quel periodo vede a parte la sottoscritta.
Questa situazione la porta anche a dormire male e ad essere sempre molto nervosa e
a dimenticarsi dove mette le cose e non trovandole incolpa il suo vicino della
scomparsa diventando aggressiva verbalmente, chiaramente la situazione diventa
complicata, la zia continua con le sue fissazioni in modo ossessivo ed è difficile
distoglierla. In pieno lockdown, non è semplice fare niente, comunque riesco a
contattare telefonicamente il suo medico, perché non può andare in ambulatorio o
portare da lei la zia, così spiegandole la situazione prescrive una terapia.
Spiego a mia zia che la terapia serve per farla dormire meglio e le spiego come deve
prenderla per fortuna l’assume e la situazione migliora la zia è più calma.
I mesi passano e finalmente il lockdown finisce e noi siamo più liberi di andare dalla zia
torna ad andarci anche mio fratello e torma a vedere alcune delle sue amiche. I mesi
passano, nonostante alti e bassi la zia sta bene.

12 dicembre 2020
È una giornata normale come tante altre io sono al lavoro e mi arriva una telefonata,
è il vicino di mia zia che mi dice in modo concitato che mia zia si è sentita male per
questo ha chiamato il 118 che una volta arrivato ha deciso di portarla in ospedale.
Dopo questa notizia io e mio fratello andiamo subito a Reggio per capire la situazione,
La zia è in pronto soccorso, ma nessuno può entrare e ci fanno attendere fuori, dopo
un’ora circa ci contatta il medico e ci informa che la zia deve essere ricoverata in
chirurgia per essere operata d’urgenza perché ha avuto una perforazione di u
diverticolo, ci dicono che non si può andare in chirurgia e di chiamare il centralino per
parlare con i medici che ci spiegheranno quando sarà operata e il decorso.
Io e mio fratello, mentre attendiamo notizie, siamo sotto shock ci sembra di vivere in
una bolla temporale nel giro di un’ora tutto è cambiato ora capiamo che la situazione
è grave, non poter vedere la zia e non sapere cosa succederà è difficile da accettare,
ma non abbiamo molta scelta.
Tutto si svolge in fretta alla sera ci informano che la zia è stata operata e sembra che
l’intervento sia andato bene, ma il medico mi spiega che bisogna aspettare per valutare
la situazione e mi dicono di chiamare il giorno dopo per parlare con la zia. Il sabato
chiamiamo ma non riusciamo a parlare con la zia perché ancora non è in condizioni di
parlarci ci dicono poco sulla sua situazione, la domenica finalmente riusciamo a vedere
tramite video chiamata la zia che sembra ancora molto sofferente e riesce a parlare
ma ci saluta con la mano, questa è l’ultima immagine che io e mio fratello abbiamo di
nostra zia viva perché il lunedì la situazione precipita mia zia è in shock settico nel
pomeriggio mi arriva una telefonata dal medico del reparto che mi informa della sua
morte.

CAREGIVER A DISTANZA